VITA DI MAMBRINO ROSEO

 

Mambrino Roseo da Fabriano è l'autore della maggior parte delle traduzioni italiane e delle continuazioni dei più importanti romanzi cavallereschi spagnoli (il ciclo di Amadís, di Palmerín e il Florambel de Lucea) con i quali contribuì al successo del genere cavalleresco spagnolo in tutta Europa. Scrisse inoltre opere di altro genere: compilazioni storiche, versioni dal latino e dal francese e le traduzioni dei più importanti titoli di Antonio de Guevara e Pedro Mexía.

Dai primi documenti noti si può ipotizzare che Mambrino Roseo sia nato attorno al 1500. Sappiamo con certezza che nel 1527 era notaio a Fabriano (Ancona) e uomo di fiducia di Malatesta Baglioni, signore di Perugia. Caso emblematico di un’oligarchia signorile che per molto tempo cercò di conservare un margine d’indipendenza dalla sfera d’influenza pontificia, la famiglia Baglioni mantenne a lungo la signoria di Perugia, perdendo e riconquistando più volte potere e terre, nel contesto della delicata situazione politica dell'epoca, i cui fragili equilibri e alleanze erano spesso destinati a rompersi e a mutare.

Roseo era al servizio dei Baglioni nel 1527: ciò fa supporre che avesse studiato a Perugia e che seguisse il suo signore nelle complesse vicende di quegli anni. Nel 1529 Malatesta Baglioni fu chiamato a Firenze a difendere la repubblica dal ritorno della famiglia Medici, imposto dal papa e dall’imperatore Carlo V, e fu posto al comando delle truppe della città assediata. Roseo fu presente in prima persona e nel 1530 pubblicò la sua prima opera, l’Assedio di Firenze, in cui narra dettagliatamente, in ottava rima, le vicende dell’assedio, giustificando l’operato del suo signore, celebrandone l’integrità, la prudenza ed il valore.

La morte colse Malatesta nel 1531; da allora fino al 1542 di Roseo non si hanno notizie. Si può tuttavia affermare, con una certa sicurezza, che negli anni ‘40 si trovasse a Roma, legato ai poeti della cerchia dei Farnese. Le parole che Luca Contile gli rivolge in una lettera del maggio 1542 mostrano una grande familiarità, esito di una consuetudine amichevole. Il suo trasferimento a Roma si deve probabilmente alla perdita definitiva del potere dei Baglioni.

Negli anni romani 1542-43 l'uscita di varie pubblicazioni e l'assidua collaborazione con vari stampatori, specialmente con la tipografia Cartolari e con i fratelli Francesco e Michele Tramezzino (attivi sia a Roma che a Venezia), testimoniano l'intensa attività di Roseo come scrittore e traduttore: nel 1542 la tipografia Cartolari pubblica La vita di Marco Aurelio, traduzione del Libro áureo di Antonio de Guevara; due anni dopo Michele Tramezzino pubblicherà la Selva di varia lettione di Pedro Mexía (i primi 3 libri), oltre alle traduzioni dallo spagnolo all'italiano dei primi libros de caballerias, appartenenti ai cicli dell' Amadís e del Palmerín.

Mentre a Venezia Michele Tramezzino pubblicava, ad un ritmo accelerato, le sue traduzioni di libros de caballerías, a Roma Mambrino Roseo frequentava verosimilmente i circoli letterari collegati ad alcune delle famiglie romane più in vista come i Colonna ed i Farnese. Nel 1546, infatti, raccoglie e firma un’antologia di rime dedicate a Livia Colonna, musa ispiratrice dei poeti romani dell'epoca. Questa collezione, riservata ad una diffusione confidenziale che ne escludeva la stampa, fu commissionata a Roseo da un ammiratore segreto di Livia, probabilmente lo stesso cardinale Alessandro Farnese.

Nel 1550 alcuni documenti d’archivio fotografano Mambrino Roseo come “maestro di casa” di Ascanio della Cornia, condottiero perugino, parente dei Baglioni e nipote del nuovo Papa Giulio III. Mentre Ascanio della Cornia si divideva tra impegni militari e soggiorni a Roma e nei feudi di famiglia, Roseo, a giudicare dalla sua produzione editoriale, manteneva la sua residenza a Roma, dove componeva le traduzioni degli altri romanzi. In questo periodo Roseo inizia anche scrivere romanzi originali a imitazione di quelli spagnoli: il Flortir (1554) è la sua prima opera di questo tipo. Nel 1555 Roseo aggiunge alla Selva di varia lezione un suo supplemento, la Quarta parte, e nel 1557 la completa con una Quinta parte. La novità più importante del 1558 è la prima parte delle sei che compongono lo Sferamundi, opera scritta di suo pugno che va a legarsi ai dodici libri spagnoli del ciclo amadisiano. Un anno dopo esce un'altra continuazione autografa di Roseo: la terza parte del Palmerino di Inghilterra.

Un documento del 1564 presenta Mambrino Roseo sposato con una donna romana chiamata Giulia de Stati, che possedeva una casa in Santa Maria in Via. Da lei, si presume, nacque il figlio Ascanio Roseo (cfr.  Paola Iazurlo, “La loggia di Federico Zuccari a Castelnuovo di Porto: nuovi ritrovamenti.” Bollettino d’arte LXXXVII, serie VI, nº 120 (2002), 113-34).

Negli anni tra il 1561 ed il 1575 Mambrino Roseo risulta essere uomo di famiglia e consigliere culturale di Clarice dell'Anguillara e di suo marito Sciarra Colonna e vivere con loro a Castelnuovo di Porto (Roma). Poco si sa del rapporto di Mambrino con la giovane coppia; probabilmente conosceva già Clarice dato che al padre, Flaminio dell’Anguillara, aveva dedicato diversi libri. Forse era stato il precettore della fanciulla durante la sua infanzia.

A Mambrino Roseo si deve, secondo Paola Iazurlo, il progetto iconografico del ciclo di affreschi delle bottega di Federico Zuccari nella “loggia pinta” della Rocca Colonna a Castelnuovo di Porto. In questi anni Roseo scrive instancabilmente; pubblica nuove traduzioni, porta avanti lo Sferamundi aggiungendo nuove parti (verrà completato entro il 1565) ed inoltre scrive di suo pugno delle continuazioni al ciclo di Amadís (le Aggiunte) intercalate tra un libro spagnolo e l'altro. Alla fine degli anni ‘60 si può considerare conclusa la sua opera cavalleresca. Non sappiamo in che date, tra il 1568 e la sua morte, Mambrino Roseo, ormai anziano, progetta e redige l'albero genealogico di Amadis di Gaula e decide di raccogliere in un indice la lista dei personaggi dell'intero ciclo. Dell’Albero della geneologia del re Perione di Gaula ci rimane solo una stampa del 1637.

Nel 1581 la morte di Mambrino è attestata dalle parole che il figlio Ascanio Roseo scrive nella dedicatoria a Bernardino Savello delle Histoire del mondo.